Un negoziante enigmatico attende con pazienza dietro un banco surreale, al centro di un paesaggio che sembra uscito da un sogno geometrico. La scena è chiaramente ispirata ai mondi di De Chirico: piazze vuote, ombre nette, architetture silenziose e un senso di sospensione che trasforma l’attesa in metafora.
Il personaggio è un assemblaggio isterico di materiali disparati, come se qualcuno avesse cercato di ricostruire un essere umano da un sogno. I dadi, disseminati ovunque, alludono al caso, o forse all’assurdità dell’aspettare clienti in un mondo dove il tempo sembra essersi fermato.
Alcuni dettagli evocano il teatro: drappi che ricordano un sipario, quinte architettoniche che incorniciano la scena, meccanismi che sembrano pronti a cambiare l’allestimento con un colpo di manovella. È una bottega immobile, ma tutto suggerisce che qualcosa potrebbe accadere da un momento all’altro.
Il mare all’orizzonte promette un altrove, ma tutto resta immobile, congelato in una luce dorata e immutabile. È una bottega dell'invisibile, dove si vendono possibilità e si espone il mistero. Chi è il venditore? Cosa vende davvero? E noi, siamo i clienti o la merce?