Una pianura rigogliosa avvolge le forme di una geometria industriale. L’erba alta si muove appena, mentre sullo sfondo si alzano ciminiere e getti di fumo che si sciolgono nel cielo come ombre leggere.
Il verde sembra aver vinto, eppure le torri sono ancora vive e sbuffano piano, come bestie stanche che continuano a respirare nel sonno.
Non è una battaglia, è una tregua, un armistizio, forse un patto. Un momento sospeso in cui natura e ferro coesistono, forse ignare l’una dell’altra, forse in ascolto.
Nessun rumore, solo il fruscio dell’erba alta e lo sbuffo ovattato dei camini. Un racconto di ferite e di guarigioni.
Qui il futuro non è ancora deciso.